La ricerca è al femminile perché nella nostra società la consolazione è una pratica in maggior misura delegata ad esso: cullare un bambino attaccato al seno, il canto della nenia prima di addormentarsi, le carezze, gli abbracci. La delicatezza dei gesti consolatori è, ad oggi, un immaginario femminile.
Il numero tre è dato dalla volontà di andare oltre al rapporto di coppia, perché si rischia di cadere in una narrazione amorosa scontata, non particolarmente utile in questo caso. Il trio, invece, dà adito a situazioni sempre nuove, in cui i ruoli si mischiano, passano di testimone continuamente, per permettere diverse possibilità inaspettate. Il tre è, in questo caso, la porta verso strade impensate e imprevedibili.
Il nome, nasce da un gioco: le nenie, ninnenanne, anagrammate danno neine. La Neina diventa così, per noi, la sacerdotessa della consolazione. Mettiamo in scena le tre Neine, portatrici di una nuova mitologia contemporanea.
Nel ricercare le coreografie e le scene, sono state attraversate numerose pratiche fisiche strettamente legate alle sensazioni di conforto, indagando sentiti molto personali ed intimi, con il sostegno anche di uno sguardo esterno psicologico nella persona di Lisa Bignone, psicologa di professione. La forma della danza che nasce da queste esplorazioni vuole, però, essere precisa e poco lasciata al caso: sebbene la pratica dell’improvvisazione estemporanea sia generosamente usata durante i momenti di indagine, nella scrittura di movimento nulla è lasciato al caso, perché l’intento di questa ricerca è di portare una visione personale ma chiara al pubblico e, quanto più possibile, leggibile.