_neine, di papaveri e consolazione

Ideazione e messa in scena: Luca Sansoè

Con: Camilla Cicciotti, Caterina Montanari, Marzia Raballo

Costumi: Marco Caudera

“La parola latina per consolazione è 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑜𝑙𝑎𝑡𝑖𝑜. Significa essere con

chi è solo, entrare nella sua solitudine e rimanere con lui.”

[Anselm Grün, Ansgar Stüfe, La piccola farmacia delle cose che consolano]

Neine indaga il mondo della consolazione umana, ispirato ad atmosfere mitologiche e fiabesche. La danza e il teatro si intrecciano ad una ricerca estetica intorno alla figura del papavero, fiore simbolo della consolazione.

La ricerca nasce prettamente da un’immagine: papaveri fioriti. I riferimenti intorno alla figura del papavero sono moltissimi: dai caduti in guerra, all’assuefazione da oppiacei, al simbolo di consolazione fin dall’antichità. Morfeo, il dio del sogno, era spesso rappresentato con un fascio di papaveri in braccio, proprio per il loro potere curativo e psicotropo e quindi consolatorio, perché sedativi contro il dolore.

Nasce così, quindi, l’indagine intorno alla consolazione. A partire da immagini e ricordi d’infanzia, Neine ricerca quella sensazione di conforto provata nei momenti più intimi di famiglia, con le figure femminili più importanti ed accoglienti. Una ricerca di consolazione, sulla consolazione, la comprensione dell’empatia e del sostegno che ci possiamo dare. Con – solatio, può voler dire stare con la solitudine dell’altro, rispettare il momento di crescita, di crisi e di felicità.

Come non perdersi in questi rapporti, nelle relazioni che stringiamo tutti i giorni?

Da qui si origina un discorso estetico e di movimento che permea tutto l’ambiente scenico e, quindi, l’atmosfera che si instaura nel campo d’azione. Il movimento è strettamente legato alla costruzione del costume e viceversa. In collaborazione diretta con il costumista, sin dai primi passi del progetto, sono nate idee di vestizione delle tre interpreti che si ricoprono di un’importanza sacrale, grazie ad abiti quasi sacerdotali: le sacerdotesse della consolazione. Sono tre donne consolatrici e da consolare, ognuna in attraversamento di crisi e gioie personali, ma sempre pronte a sostenere o a lasciarsi sostenere. Abitano uno spazio immaginario senza tempo, in cui il mondo è legato al sensibile e al sensoriale.

La ricerca è al femminile perché nella nostra società la consolazione è una pratica in maggior misura delegata ad esso: cullare un bambino attaccato al seno, il canto della nenia prima di addormentarsi, le carezze, gli abbracci. La delicatezza dei gesti consolatori è, ad oggi, un immaginario femminile.

Il numero tre è dato dalla volontà di andare oltre al rapporto di coppia, perché si rischia di cadere in una narrazione amorosa scontata, non particolarmente utile in questo caso. Il trio, invece, dà adito a situazioni sempre nuove, in cui i ruoli si mischiano, passano di testimone continuamente, per permettere diverse possibilità inaspettate. Il tre è, in questo caso, la porta verso strade impensate e imprevedibili.

Il nome, nasce da un gioco: le nenie, ninnenanne, anagrammate danno neine. La Neina diventa così, per noi, la sacerdotessa della consolazione. Mettiamo in scena le tre Neine, portatrici di una nuova mitologia contemporanea.

Nel ricercare le coreografie e le scene, sono state attraversate numerose pratiche fisiche strettamente legate alle sensazioni di conforto, indagando sentiti molto personali ed intimi, con il sostegno anche di uno sguardo esterno psicologico nella persona di Lisa Bignone, psicologa di professione. La forma della danza che nasce da queste esplorazioni vuole, però, essere precisa e poco lasciata al caso: sebbene la pratica dell’improvvisazione estemporanea sia generosamente usata durante i momenti di indagine, nella scrittura di movimento nulla è lasciato al caso, perché l’intento di questa ricerca è di portare una visione personale ma chiara al pubblico e, quanto più possibile, leggibile.

Le domande a cui rispondere sono moltissime: come si consola qualcun altro? E se stessi? Quando c’è bisogno di essere consolati? Possono esistere dinamiche consolatorie solo nei rapporti di coppia o possiamo allargare il campo? Come si trasmettono tutte queste complesse emozioni e i sentimenti a una platea?

Altra questione focale del progetto è anche la ricerca musicale. Ad oggi stiamo sperimentando alcune composizioni personali, unite a suoni e canzoni che richiamano specifiche situazioni di vita: il lamento, la sofferenza, la felicità infantile, la lettura della fiaba serale. Anche in questo caso sarebbe necessario il dialogo con un esperto del settore, magari un/una compositore/trice.

 

Il progetto è nato a maggio 2023, ha presentato un primo studio all’interno della rassegna IperBosco a Lauriano a Luglio 2023 e il 15 settembre al chiostro di Sant’Andrea a Genova. il prossimo appuntamento è per il 4 Aprile al chiostro di Sant’Agostino, sempre a genova. in ricerca aperta, pronto a crescere nel tempo, con la cura e l’attenzione che richiede l’oggetto di indagine stesso, prevediamo altre residenze con il sostegno del teatro della tosse (genova)